Condividere informazioni attraverso link oppure embeddare video rientra nell’ordinario di tutti noi utenti internet. Ma ci siamo mai domandati se questa semplicissima operazione possa ledere i diritti dell’autore che ha pubblicato i contenuti, in seguito condivisi?
La questione è stata sollevata dalla società tedesca BestWater International, la quale ha accusato di violazione dei diritti d’autore un’azienda sua concorrente per aver embeddato su un sito, un video promozionale che BestWater aveva inizialmente pubblicato su YouTube.
La Corte di Giustizia Europea, con decisione C 348/13 del 21 ottobre 2014, ha stabilito che l’embedding o “incorporamento” dei video su un sito non viola alcun diritto d’autore, essendo il contenuto già pubblico sul web e visibile a tutti. A maggior ragione se il video è stato diffuso su una piattaforma che vanta un enorme seguito, quale YouTube.
Per gli stessi motivi, non viola il diritto d’autore l’e-linking, ossia l’inserimento all’interno di un sito di un collegamento ipertestuale – il link – che rimanda ad una pagina di un diverso sito.
Ma nel caso divulgassimo sul web un articolo pubblicato solo, ad esempio, per la ristretta cerchia dei lettori abbonati ad una rivista online, potremmo essere incolpati di aver violato i diritti d’autore, in quanto il contenuto linkato raggiungerebbe un pubblico nuovo, che era stato escluso volontariamente dall’editore (Svensson and o. vs Retriever Sverige AB).
Dunque, esclusi alcuni casi particolari, al momento restiamo liberi di condividere video e link riguardanti i temi che più ci interessano, senza commettere alcuna violazione. Del resto, l’essenza del World Wide Web sta tutta nella libera e gratuita circolazione di notizie.
In controtendenza alla libertà della rete, sembrano porsi le “licenze di link” e l’attuale “diritto di link”, vale a dire l’obbligo – già realtà in Inghilterra, Germania e Spagna – per i blog e aggregatori di notizie che ospitano link di periodici e riviste online, di corrispondere un’equa remunerazione all’editore. Inevitabilmente, la nuova tassa sul web ha sollevato alcune perplessità dettate specialmente dalla preoccupazione di creare un internet imbavagliato e controllato da pochi, come accade normalmente per una qualsiasi emittente televisiva.
D’altra parte, pur disapprovando l’idea di un web autoreferenziale e poco interattivo, è necessario usufruire di strumenti semplici ma efficaci che proteggano gli utenti – siano essi, persone fisiche o giuridiche – da gravi violazioni della privacy, dei copyright, dei diritti d’autore e della pirateria online.
Per quanto riguarda, ad esempio, la pirateria online, gravemente lesivi per la tutela e il commercio delle opere protette da copyright sono il diffusissimo quanto abusivo streaming dei film e il download di musica da siti pirata. Senza voler approfondire il tema, vale la pena ricordare che quest’ultima pratica illecita è in netta diminuzione anche grazie all’impatto positivo di strumenti semplici ma efficaci quali piattaforme pensate per una condivisione legale dei brani come SoundCloud, YouTube, Spotify etc. che, non solo non uccidono l’industria musicale ma, tramite il file sharing, aiutano le vendite.
Tutto sommato, condividere resta il minore dei problemi.
(Articolo originariamente pubblicato su Tutela digitale, il blog Red Points Solution Srl).